RIFIUTO SOCIALE E BAMBINI RIFIUTATI
Il rifiuto sociale nell’infanzia si traduce a livello comportamentale in un’esclusione attiva di alcuni bambini dalle attività che vengono condivise dal gruppo.
I bambini rifiutati sono quelli che risultano avere un impatto elevato sul gruppo ma sono oggetto di una bassa preferenza da parte dei compagni.
Il rifiuto da parte dei coetanei subito durante l’infanzia ha un impatto che dura tutta la vita. Spesso ne sono sia vittima sia quei bambini che agli occhi dei compagni risultano aggressivi e prepotenti, sia quelli più remissivi, insicuri ed introversi.
BAMBINI INTROVERSI
Relativamente all’esclusione sociale subita dai bambini introversi, il rifiuto si configura un fattore di rischio nello sviluppo di forme di ansia e depressione. Diversi ricercatori hanno trovato che nei bambini in età prescolare i problemi di comportamento tendono a verificarsi contemporaneamente a esperienze di rifiuto da parte dei pari.
BAMBINI AGGRESSIVI
Per quanto riguarda i bambini che subiscono il rifiuto a causa dei loro comportamenti aggressivi, risulta che essi siano a rischio di incorrere in una serie di problematiche future. Tra queste vengono evidenziati il basso rendimento scolastico, la discontinua frequentazione della scuola, l’abbandono degli studi, il coinvolgimento in azioni antisociali.
Il rifiuto sociale causato dall’aggressività, si rivela un fattore di rischio al altissimo impatto. Questo soprattutto perché il bambino che viene escluso da un gruppo a causa del suo comportamento aggressivo, probabilmente incontrerà l’accettazione da parte di altri gruppi che invece condividono il medesimo comportamento antisociale.
Coerentemente con i risultati ottenuti da ricerche effettuate su bambini più grandi, uno studio condotto all’interno di una scuola dell’infanzia, ha fatto emergere che i bambini che incorrono nel rischio di esclusione dal gruppo dei pari, presentano comportamenti conflittuali e competitivi. Inoltre, una volta che la loro “reputazione negativa” all’interno del gruppo si è consolidata, questi comportamenti aggressivi vengono innescati dai coetanei stessi attraverso atteggiamenti di derisione e scherno.
Esiste quindi una circolarità nel rapporto tra aggressività e rifiuto sociale. Questa circolarità pone i bambini aggressivi nella duplice di “artefici” di “vittime” rispetto all’esclusione da parte dei pari.
RIPERCUSSIONI A LUNGO TERMINE
Questo fenomeno può portare ad una stabilizzazione a lungo termine del disadattamento sociale dei bambini, i quali si trovano coinvolti in costanti interazioni negative, che li escludono dall’opportunità di apprendimento di competenze prosociali. Inoltre, tale condizione contribuisce in maniera significativa a promuovere una percezione negativa dei coetanei e un’ipersensibilità al rifiuto sociale.
Secondo numerosi autori è probabile che nel bambino che viene escluso dai coetanei, il rifiuto divenga parte dell’identità sociale. Il riconoscersi nel “ruolo” di bambino rifiutato, lo porta a comportarsi in maniera conforme ad esso, rinforzando ulteriormente l’esclusione dal gruppo.
Riguardo ai sentimenti provati dai bambini rifiutati, numerosi studi evidenziano che già in età prescolare l’esclusione dal gruppo è correlata ad una percezione negativa di sé e delle proprie competenze. Riguardo all’impatto a lungo termine del rifiuto sociale, oltre a una maggiore probabilità relativa all’insorgenza di disturbi depressivi, alcuni autori riportano che esso può costituire un fattore di rischio anche per lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione.
“Caratteristiche e complessità delle relazioni tra pari in età prescolare“,
Costanza Cino
BIBLIOGRAFIA
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